La mia carriera di automobilista iniziò con le lezioni di guida fatte con papà intorno al Parco della Pellerina - nel 1980 non era ancora frequentato dalle lucciole - in vista degli esami da privatista per l'ottenimento della patente. Il percorso era l'ideale per i principianti, andandoci di sera: era abbastanza fuori mano, non aveva incroci, aveva alcune curve morbide, utili per prendere confidenza con lo sterzo e effettuando sempre e solo svolte a destra era possibile percorrere lunghi tratti senza grossi problemi.
Il parco auto di famiglia era piuttosto limitato - una Fiat 127 usata dalla mamma e una 500 usata da papà - e la scelta fu fatta a favore di quest'ultima, altrimenti poi mia madre "non trovava più le marce..."
Superato l'esame di teoria ed effettuate le guide con papà a fianco - in prossimità dell'esame mi esercitai prevalentemente sulla 127 in quanto non era possibile sostenerlo con la 500 - finalmente venne il giorno in cui, con l'esaminatore di fianco e papà sul sedile posteriore, effettuai e superai la prova (28.10.1980).
Da quel momento, con il foglio rosa firmato potevo guidare anche senza avere a bordo qualcun'altro con la patente e il mio primo tragitto senza istruttore fu per accompagnare Danila a casa (distanza presunta: 500 metri) però specialmente al ritorno, senza una presenza a fianco, ebbi delle sensazioni strane.
Alla mitica 500 sono legati una lunga serie di episodi memorabili, è stata sede delle interminabili dissertazioni notturne con Sergio, è stata il mio Leopard privato quando guidavo seduto sullo schienale, con la testa fuori dal tettuccio (cfr. discese con il bob al Parco Ruffini), è stata il mezzo di trasporto preferenziale (in quanto il primo) della compagnia, è stata oggetto di furto e ritrovamento in condizioni straordinarie, è stata protagonista nella nottata di saluto agli amici prima della partenza per naja... era la mia seconda casa (perchè la prima casa, all'epoca, era la Birreria da Alberto).
La mitica 500 sarà presente in molti altri futuri racconti.
In questo primo pezzo descriverò alcuni usi impropri - bambini, non ripetetelo a casa! è pericoloso! - e la drammatica fine che ne fu la conseguenza.
Uno dei divertimenti dell'epoca era andare a fare i testacoda sulla neve, in genere nello spiazzo della Pellerina dove ora sorge il Luna Park, oppure nel parcheggio (generalmente di notte deserto) del Palazzetto dello Sport al Parco Ruffini.
Perciò, quando nevicava, ci mobilitavamo, in genere con Sergio, Mauro, Cinzia P. e magari altri, di volta in volta.
Si andava negli spazi che ho descritto e iniziavo a fare i testacoda con l'aiuto del freno a mano, dapprima cautamente, poi in maniera sempre più spregiudicata.
Una volta, al Ruffini, quando siamo usciti dal parcheggio per tornare a casa, lo sterzo non rispondeva più... ma che sarà successo, ma cos'è, ma cosa non è... alla fine guardando sotto i parafanghi anteriori abbiamo scoperto che erano completamente ripieni di neve che si era ghiacciata e impediva il movimento dello sterzo delle ruote! Ci armammo di bastoni e semisdraiati nella neve sotto la macchina raschiammo via il ghiaccio per riuscire finalmente a far girare il volante!
Un'altra volta, alla Pellerina invece, mentre effettuavamo le evoluzioni sulla neve fresca, avevamo, come incuriositi spettatori, dei componenti di un circo che stava in quei giorni proprio lì vicino. In effetti il circo ci occupò il solito piazzale, così scesi a fare i testacoda direttamente in un prato adiacente, con tanto di alberi e vialetti interamente coperti dall'abbondate nevicata.
Purtroppo, al momento di risalire sulla piazzola per poi tornare a casa, la mitica non riusciva a superare la leggera pendenza e slittava all'indietro; Sergio e gli altri scesero allora a spingere ma gli sforzi furono inutili (beh l'unica volta che la mitica fece un salto in avanti, Sergio, che stavo guardando nello specchietto, si trovò disteso nella neve a pelle di leopardo...)
I circensi! Le risate! Ah sì? Uscii dalla 500 e li invitai, anzichè starsene là a guardare, a mettersi anche loro a spingere! Beh, vennero, e con il loro aiuto finalmente risalimmo la collinetta e riuscimmo a ritornare nel parcheggio. Non era ancora finita però...
Pochi metri dopo, inziai a vedere nello specchietto retrovisore una fumata degna dei motori di formula 1 quando stanno per esplodere!
Ci fermammo e con cautela aprimmo lo sportello posteriore... altra enorme fumata bianca...
Per farla breve, scoprimmo che durante le evoluzioni nella neve fresca, si erano staccati due dei quattro bulloni che fissavano una piastra sotto il motore: cosicchè la parte staccata fungeva da scivolo e raccoglieva la neve e la mandava sul motore, il quale, rovente, la faceva istantaneamene evaporare!
Nel suo atto finale, la mitica purtroppo, e per colpa mia, ha avuto la peggio. Eravamo andati in birreria da Alberto, come tutte le sere - no, il lunedì si andava al Palou perchè Alberto era chiuso - era dicembre, qualche giorno prima di Natale. Nel viaggio di andata, per tutto il tragitto avevo compiuto quattro o cinque testacoda, era abbastanza tardi e le strade erano deserte: tutto bene, nevicava e le strade erano gelate. Al ritorno ricordo di averne fatti ancora un paio, in corso Regina Margherita, anche se aveva ormai smesso di nevicare. Avevo in macchina con me Max a fianco e Marina sul sedile posteriore; sulla sua macchina seguiva Gianni con altri amici.
Quando arrivammo in corso Inghilterra, tra via Duchessa Jolanda e Via Cavalli, decisi di fare l'ultimo tentativo, visto che ormai eravamo vicini a casa mia, dove Max aveva la sua Uno.
L'ultimo testacoda fu fatale: forse per la velocità un po' eccessiva, forse perchè la strada nel frattempo si era asciugata, o per il movimento troppo brusco dello sterzo... in ogni caso, quando tirai il freno a mano la mitica fece solo mezzo giro, quando arrivò trasversale rispetto al senso di marcia si ribaltò sulla fiancata destra e iniziò a strisciare sull'asfalto!
In quei brevi attimi ho avuto paura: strisciare sull'asfalto può causare scintille e la 500 ha il serbatoio anteriore bello esposto... continuando a strisciare ci avvicinavamo al gradino del centro del viale, bello alto e poco rassicurante... trovandoci su un fianco, io istintivamente avevo portato un braccio a trattenere Max e ora ero appoggiato con la mano al finestrino, se questo si fosse rotto la mia mano finiva sull'asfalto, e anche Max, probabilmente... di Marina non avevo percezione, se avesse battuto la testa o cosa le fosse successo... il cristallo anteriore, nell'impatto con l'asfalto, era stato sbalzato tutto intero, praticamente intatto, quindi per fortuna non abbiamo avuto problemi di tagli con vetri...
In quei pochi secondi, tutte queste cose sono turbinate nella mia mente e quando finalmente ci siamo fermati, senza avere il coraggio di girarmi, ho solo chiesto: "Ci siamo tutti? Tutto bene?" e sentire già solo le voci di Marina e Max mi ha risollevato il morale.
A quel punto, appurato che non ci eravamo fatti male (beh Marina ha dovuto dire ai suoi che era caduta pattinando perchè aveva un po' di lividi dappertutto... e Max aveva sbattuto qualche parte sensibile...) mi è tornato il sangue freddo e, uscendo dal vetro anteriore, ho tranquillizzato anche i componenti dell'altra auto che avevano assistito a pochi metri di distanza ed erano anche loro terrorizzati.
Quindi, andai con tutta calma a recuperare, da quel che restava del mio parabrezza, una ventina di metri indietro, i tagliandi del bollo e dell'assicurazione.
Ad assistere a tutta questa scena ci fu uno spettatore, che vide il mezzo testacoda, la strisciata, l'uscita incolume dei passeggeri a bordo e la naturalezza con cui mi ero recato a raccogliere i documenti e pensò che stessimo girando un film! Infatti a Gianni disse proprio: "ahò, ma che, state a girà un film?"
L'ultimo atto fu la ricomposizione della mitica: buttai il parabrezza in un bidone, poi, una volta riportatala sulle quattro ruote, misi in moto e... funzionava! A passo d'uomo arrivai fino a casa (sembrava di essere in moto, senza il parabrezza, ma non avevo nè occhiali nè casco!), parcheggiai fuori, salii a casa e mi feci vedere - ok ero vivo no? - quindi dissi dell'incidente (se mia madre avesse visto PRIMA solo la 500...) e infine tornai alla macchina e la riportai nel parcheggio...
Purtroppo le riparazioni erano impossibili perchè ne valesse la pena; era balenata l'idea di farne una spider... avevo visto una 600, una volta, ed era fantastica! Purtroppo, mi informai, mettervi mano in quel modo voleva dire creare un modello fuoriserie, al pari dei prototipi o delle F1, con costi di immatricolazione e tutto il resto che lo rendevano impraticabile.
Peccato!
Via!
(Claudio Baglioni)
la mia sigaretta brilla rossa
insieme a luci di periferia
zampate della vita sulle mie ossa
sei più sincera quando dici una bugia
sull'asfalto acquoso una luna affilata a tagliare i fili che legano le stelle
stringo al cuore una lattina vuota e scopro che hai lasciato le unghie sulla mia pelle
finestrini aperti a dissetarmi di vento
la mia ruota incollata sulla striscia bianca della mezzeria
gli occhi come due pezzi di vetro
tu non sei come mi credevo io
un autotreno mi ruggisce dietro
ma perché hai fatto il mondo così triste Dio?
alberi si drizzano ai lati della strada mi corrono accanto e il buio se l'inghiotte
alla radio un rock arrabbiato come un pugno allo stomaco che mi stringe nella notte
un dolore e un lampo di fuoco rosso
dentro a questo amore che io non posso io non posso più
voglio andar via
i piedi chiedono dove ma via
tanto non ti perderò perché tu non sei stata mai mia
voglio andar via
da quei tuoi occhi che tirano sassi
e come in un duello far dieci passi e poi
guardarci l'ultima volta e via
dimmi che cos'è che ci hanno fatto
dimmi cosa c'è che io non so
perché tutto è finito come cenere in un piatto
e quei ragazzi ch'eravamo noi non ci sono più
e scambiare due parole brevi
con la notte blu dei benzinai
io ti baciavo mentre tu piangevi
e adesso che io piango tu chi bacerai
un caffè che drizza i capelli un pacchetto di fumo e il vento rilegge il mio giornale
e domani uscire di nuovo farmi una faccia allegra per il prossimo Carnevale
un chiarore freddo come un rasoio
per un altro giorno che nasce muoio
muoio muoio
voglio andar via i sogni cercano dove ma via
anche all'inferno ci sarà qualcuno a farmi compagnia
voglio andar via da te
che goccia a goccia hai bevuto il mio cuore
e dagli straccivendoli ricomprare
quel che resta del mio amore e andare via
Verso Bologna(Sergio)Correre di nottesu strade sconosciute,che importa dove vai.La radio a tenerti compagnia,non è necessaria, mail silenzio esprime meglioun anno di novità.I tempi son cambiatie non c'è più in sottofondoil motore ormai stancodella “nostra” 500;è cambiato il rumoreche accompagna le nostre parole.Che pazzia questa sera,pur di stare insieme,centinaia di chilometriin una sola nottee parlare come sempredella nostra vita,incuranti della nottee del sonno che ci stringe.Riscoprirsi ancoraamici come semprementre le ruoteci portano al distacco.
2 commenti:
Anch'io ho imparato a guidare con una Fiat 500 ... veramente mitica! Segnalo un blog che ne contiene bellissime immagini http://500blog.blogspot.com/
ciaooo...sono io MARINA!!!...eh!!! mi e' venuto un incredibile livido sulla chiappa destra a causa di quel testa coda!!! Mi ricordo, che una sera, a casa, mentre uscivo dalla vasca da bagno, mia madre entra e mi vede...e mi chiede....ma dove ti sei fatta qual livido!!!! ed io!!!...ma sai, sono caduta pattinando sul ghiaccio!!!!! ;-))...e lei...."eh!! cerca di stare attenta, ne'"!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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